Una Land Rover gira per la campagna inglese. Al volante
c'è una donna, sta cercando un negozio aperto. Tutto sembra
apparentemente normale, solo che in giro per le strade non c'è
nessuno. Potrebbe essere un film con pochi soldi o una somigliante
fotografia dell'lnghilterra. Niente di tutto questo. Per le strade non
c'è nessuno perché sono tutti morti. l pochi umani che
vediamo sono "l sopravvissuti". Negli anni '70 il cinema catastrofico
andava molto di moda, basti ricordare titoli come "L'inferno di
cristallo" e "Terremoto", praticamente i "blockbuster" di quei tempi.
Uno sceneggiatore inglese, Terry Nation, già creatore di una
serie di enorme successo intitolata "Dr. Who", decise di cavalcare
l'onda scrivendo uno sceneggiato televisivo su un gruppo di
sopravvissuti ad un micidiale virus. A metà degli anni 70 una
terribile piaga colpisce la Cina, uccidendo centinaia di milioni di
persone. L'Europa si sente sicura e lontana da questa carneficina, ma i
primi casi di "peste" vengono rilevati anche in Inghilterra. Solo una
persona su quindicimila si salverà. Tra queste c'è Abby
Grant (Carolyn Seymour), una casalinga madre di un bambino. Ed è
lei che vediamo mentre viaggia attraverso la campagna sulla Land Rover.
In queste lande desolate Abby incontra prima Greg Preston (Ian
McCulloch), un ingegnere scappato da Rotterdam a bordo di un
elicottero, poi Jenny Richards (Lucy Fleming), una segretaria impaurita
da quel mondo cambiato così velocemente. Nella prima serie il
terzetto gira alla ricerca del figlio di Abby, avendo avuto
informazioni che lo danno ancora vivo. In questo loro girovagare, in
cerca anche di cibo, faranno numerosi incontri con gruppi di altri
sopravvissuti che hanno già socializzato tra loro. Quasi tutti
sono gestiti da pazzi il cui desiderio di comando supera di gran lunga
l'istinto di solidarietà. La seconda serie de "I sopravvissuti"
comincia con molte innovazioni. Nel primo episodio un enorme incendio
in una fattoria elimina tutti i personaggi che non dovevano più
prendere parte alla serie, tra questi Abby. Anche Nation comincia a
prendere le distanze dallo sceneggiato. Secondo lui lo spirito
iniziale, quello in cui gli spettatori si dovevano identiticare, e
cioè "Che cosa fareste voi se foste al loro posto?", andava via
via perdendosi. Nella seconda stagione entrano nuovi personaggi e la
narrazione si fa un po' più involuta. La dimensione delle
piccole comunità viene persa, a favore di un solo gruppo. La
nuova eroina si chiama Agnes Carlson (Anna Pitt). Agnes è figlia
di un norvegese, morto nell'incidente di un pallone aerostatico.
Carlson era portatore della novella che nel suo paese esistevano molte
strutture che permettevano la creazione di energia elettrica e acqua
potabile. Nella terza stagione Greg e Agnes partono alla volta della
Norvegia. Questa serie, nonostante qualche episodio interessante,
è tutta in funzione dell'amara conclusione: Greg viene
sacrificato da Agnes per porre un sigillo al suo potere sulla comunita
appena formatasi. "I sopravvissuti" è un serial che conta
tantissimi fan in giro per il mondo. L'argomento, sempre molto attuale,
e le storie, sempre ben scritte, ne hanno fatto un capostipite tra gli
sceneggiati televisivi. Il primo passaggio in Tv avvenne il 16 Aprile
1975, e conquistò subito il pubblico inglese. Il trentottesimo
episodio "Lunga vita al Re" andò in onda l'otto giugno 1977. La
grande furbizia di Nation fu quella di raccontare non eroi dal passato
straordinario, ma gente qualunque con vite ordinarie, gente capace di
trovare risorse nascoste in condizioni estreme. Nation era molto
interessato all'aspetto pratico della sopravvivenza, più che a
quello politico; secondo lui l'uomo doveva essere messo alla prova per
ritrovare le forze per fare cose che nelle società evolute
venivano date per scontate: trovare cibo, costruirsi arnesi da lavoro,
cercare acqua potabile. E come spesso è accaduto nei programmi
televisivi Inglesi di quegli anni, la prima società ad essere
criticata era proprio quella d'oltremanica. Il rammarico, per noi
amanti dei "Survivors", è che lo abbiano fatto vedere una volta
sola, senza più nessuna replica.
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